lunedì 21 giugno 2010

Scrivere dipingendo

Scrivere post usando colori, pennelli e tela; pur non sapendo disegnare o dipingere. Guardarlo da lontano, come un pezzetto di sé che se ne è andato, senza dare eccessivo peso ai concetti, non avendone timore, non considerandolo un pensiero fondamentale, mescolando parole come pigmenti e rifinendone l'amalgama con la minuscola spatola della punteggiatura. Ogni tanto mescolare, cancellare e rimaneggiare. Il colpo d'occhio complessivo come finalità. Senza cornice. Senza pensieri negativi. Senza acquirente. Senza stracciare. Con affetto, se possibile.

mercoledì 16 giugno 2010

Pioggia che mi aspetta

Le scarpe di Alberto sono note in tutto il mondo: le ho osservate nelle vetrine di New York, Parigi, Roma, Madrid, Londra, Milano, insomma, ovunque esistano buoni negozi. È un grande amico, ricordo a me stesso con soddisfazione. Belle scarpe, un po’ costose, negli ultimi anni anche tecnologiche, con materiali innovativi, per soddisfare il mercato degli orientali e degli americani. Non ho mai creduto che si potesse essere felici e motivati costruendo e progettando scarpe. Alberto è sempre stato motivato. Concentrato, nonostante mille impegni. Inarrestabile. Forse felice.
Un paio di scarpe di nuova concezione, in regalo (così fanno gli amici) per la pioggia: assolutamente impermeabili, comode ma eleganti. Molto eleganti. Alberto è senz'altro uno dei miei migliori amici, ed è stato felice di usarmi come cavia. Lo considero un privilegio e ne sono orgoglioso. Ad ogni modo le avevo riposte in fondo all’armadietto, molto scettico; per mesi. Il momento è arrivato: diluvia, voglio attraversare la città scrutando negozi come fosse l’ultima volta, e allontanarmi successivamente il più possibile, camminando e camminando, senza meta. Non potrei uscire con scarpe da pioggia normali: si imbarcherebbero in poco tempo, in una tale quantità d’acqua; d’altra parte non posso certo passare per il centro con degli stivali da pesca. In fondo ho un’immagine da difendere. In fondo.
Tocca al prototipo. Insieme all’impermeabile, al bavero alzato e ben chiuso, al cappello spiovente.

lunedì 7 giugno 2010

Ricascato nel ricordo

Una sorta di attrazione mi indirizza verso uno dei cortili dell'Università, il più grande, quello dell'attesa dell'esame di laurea: secoli prima, una vita prima, migliaia di sensazioni e di emozioni orsono. Dal tetto sopra la colonna che mi sostiene il dorso, vicino alla statua del Morgagni, cadono giù gocce pesantissime. Tra i ciottoli su cui poggio, allagati, come scogli in un mare agitato dalle gocce già cadute, pesanti, discontinue: spruzzi alti dieci metri. Fino al bavero dell'impermeabile, al naso, alle lenti degli occhiali. Uno spruzzo da un metro e novanta. Spruzzi alti come grattacieli. Flutti un po' assordanti. Che rimbombano. Lo sguardo al tetto, alla grondaia che rilascia quelle gocce così pesanti, così plastiche e mutevoli nel loro volo perpendicolare. Sulla mano tesa in avanti; da lavarla tutta. Grosse gocce d'acqua piovuta. Fa freddo ovunque.

venerdì 4 giugno 2010

Confusione

Possiamo ritrovare ogni cosa in un'immagine, in un profumo, in un suono, in un sapore, in un riscontro tattile; o al contrario ricercare vanamente per migliaia di accadimenti infime tracce d'esistenza dell'insuperabile congegno. Possiamo anche non accorgerci della complicazione in cui siamo coinvolti e ritenere senza valore la vita di minuti, o giorni, o anni, fieri solo del loro svelarsi in rintocchi di campane, regolari ed implacabili.