lunedì 1 marzo 2010

Note ripetute

Ciò che non hanno potuto la musica del passato, l'alternarsi estenuante dei classici, i crescendi, i pianissimo, le fughe e gli adagi, la fusione perfetta dei suoni e delle voci, i versi e i cori, il fragore dei timpani e dei tamburi, il vigore di braccia esperte, gli attrezzi complessi e appropriati, le immagini, i filmati, la valanga di parole e di sovrastimolazioni, l'isolamento, la solitudine, l'odore di disinfettante e degli unguenti, il consolidamento dei tessuti, le sinfonie e i concerti, la fede, ciò che non ha potuto tutto questo, inaspettatamente, lo ha ottenuto un guazzabuglio di note ripetute fino allo sfinimento, ai limiti della saturazione, cicliche, randomizzate, scomposte, ascoltate con una smorfia contro le avversità, reiterate su distese di asfodeli gialli percorse da farfalle multicolorigrandi come aquile, alla ricerca del ruolo principale, di un provvedimento eclatante, eccessivo, fino alla fine del tempo, asso tra le scartine, in attesa vigile, ricominciando un nuovo conteggio alla rovescia a ogni termine del precedente, senza più paura né affanno, anzi con curiosità, con foga, con bramosìa, in attesa della gratificazione e di un compenso più vistoso del pattuito, di altri mesi e anni, di un nuovo destino.