mercoledì 6 aprile 2011

Concerto

Al termine di una lunga strana giornata, concerto non previsto in cattedrale svizzera; biglietto, l'ultimo, comprato d'impulso senza calcolare il cambio. Il modesto torpore che si è impadronito della mia mente (un po' stanca, devo ammettere, lo devo) ha avuto un effetto inusitato: la massa degli orchestrali si è come agglomerata in un insieme ondeggiante a ritmo, tanto da farmi confondere la giovane promessa bionda con il maturo orchestrale brizzolato, con la rossa esile violoncellista, con il baldo ragazzo moro ai timpani, con la prorompente primo-violino, con la delicata e ispirata secondo-violino e così via, in un insieme ben plasmato e compenetrato, di un colore seppia complessivo e di buon profumo, in cui onde di mani e flussi di braccia, ondeggiamenti di chiome e andirivieni di archi, oscillazioni di oboe e vibrazioni di percussioni, insieme a colpi ritmati di bacchetta e fremiti di tamburelli si trasformavano in una specie di oceano musicale ribollente e ammaliante.
Così, per quegli inesplicabili intrichi che possono impadronirsi dei meccanismi più delicati del cervello, ho pensato ai flussi delle parole sullo schermo del computer, al chiarore dei movimenti delle pause e ai ritmi della battitura sulla tastiera nel corso di un collegamento ben riuscito.
Prevengo una possibile domanda - "ma cosa vuol dire tutto questo?" - dichiarando: "che ne so!"