venerdì 14 giugno 2013

Oltre l'Oceano


Camminare piano, avvertire foglie secche cedere sotto le suole, ascoltarne fruscii leggeri e lacerazioni, percepire e ritenere calore d'irradiazione solare in aria fresca, impossessarsi di profumi nel bosco, sfruttare aria che entra, lenta, negli alveoli, non parlare, non pensare, non collegare, non scegliere, lasciare scorrere lo sguardo sul terreno o sopra cespugli, o attorno a tronchi e chiome d'alberi, guardare il cielo, nuvole rade e stracciate, sospirare piano, o respirare, o cercare di ricordare una qualsiasi cosa dimenticata. Avrei potuto rassegnare le dimissioni: foglio stampato, solo da firmare, un grande foglio d'addio, un gesto d'altri tempi. Foglio compilato e corretto con diligenza, inappuntabile, concreto, liberatorio. L'ho barattato con un viaggio transoceanico.

mercoledì 22 maggio 2013

Neve di maggio

La neve scende copiosa e benevola, frusciando. Posso prepararmi all'ultimo sforzo, ormai quasi nell'oscurità: intravedo fioche luci dietro i vetri della casa, in fondo, tra gli abeti. Un passo dopo l'altro, con decisione, un respiro dopo l'altro, un ticchettio dopo l'altro, un rintocco dopo l'altro, una pulsazione dopo l'altra, un cristallo dopo l'altro, uno sguardo dopo l'altro, un battito di ciglia dopo l'altro, un pensiero dopo l'altro, un ricordo dopo l'altro, un rimpianto dopo l'altro, un sogno dopo l'altro.
Le mani provano piacere al contatto con l'aria gelata: la chiave nella toppa, il rumore duro del meccanismo ben oliato, lo scatto, il calore della luce e dell'aria, gli indumenti sopra la sedia, fino a rimanere, ansimante, disteso sulla morbida coperta del letto, e subito dopo sotto le coltri, affondato nel cuscino profumato di rose, indifeso contro il sonno pesante che s'impossessa delle membra.

martedì 5 febbraio 2013

La cena è stata breve

Fuori l'atmosfera è mutata: mulinelli di neve imperversano scagliando fiocchi ovunque. La strada è quasi impraticabile, ogni cosa è bianca, non esistono colori, il cielo è perso in una luminescenza appena percettibile. Mi dirigo con fastidio all'auto che non vorrei guidare: preferirei entrare nella prima locanda raggiungibile a piedi e dormire quasi subito, sfruttando sensazioni di appagamento dispensate da calore discreto. L'abbassamento brusco della temperatura riporta i pensieri a immagini lontane, felici, tragiche, indimenticabili, insostituibili, quasi parallele, che in una certa maniera mi rendono complice del nulla.

venerdì 1 febbraio 2013

Tornanti

Risalgo con attenzione i ripidi tornanti d'alta montagna, lo sguardo attento, avido di insegne minuscole, di suggerimenti, di un angolo dove trovare un intervallo, un ripensamento, sollievo, soddisfazione del gusto, cibo e bevande, una seggiola comoda, un tavolo dove scrivere senza disturbo, e dell'acqua corrente da raccogliere tra le mani e spandere sul viso a occhi chiusi; una locanda, piccola e poco frequentata. Salame, noci, fette di pane, formaggio, vino e un giaciglio con lenzuola fresche di bucato, dispiegate per l'occasione, e pesanti coperte in cui nascondersi e abbandonarsi, permettendo a sogni d'avventure e di felicità di impossessarsi della mente e di occupare ogni spazio e ogni istante del mio sonno.

mercoledì 2 gennaio 2013

Fuochi d'artificio in Riviera

L'improvviso fragore del primo fuoco d'artificio mi percuote a tradimento: subito il cielo avvampa di lampi rosso intenso, rivelando minacciosi contorni giallo violacei di smisurate nubi animate.
Mi preparo, sono pronto a tutto, mescolato alle sagome umane sul granito luccicante: botti incredibili, amplificati da molteplici echi e da sovrapposizioni sonore, scrosci, sfrigolii, miriadi di fiammeggianti meteore azzurre, gialle, blu intenso, arancio, nitide, a ondate progressive, in espansione, avvolgenti, in sospensione, a capofitto, poi mescolate, a cascata, a zampillo, in eruzione, con lapilli rimbalzanti su navi, barche, tetti, acqua, luci, in crescendo, fino alla orgiastica scarica finale di rimbombi, percussioni, stimoli timpanici, visivi ed epidermici, echi, grida liberatorie, corse forsennate, urla di paura e di felicità, abbracci, saette, raffiche di pioggia, vento prorompente, tuoni, rintocchi frenetici di campane e sirene.
Al mio intontimento soddisfatto segue una breve pausa in cui cerco di raccapezzarmi. Di nuovo mi investe una salva di cannone, enorme e vicina. E un'altra. Un'altra. Un'altra ancora. 
Lo sbalordimento è accompagnato dai rintocchi ritmici e lenti di un'ultima campana, curiosamente ossessivi, apparentemente infiniti. Le sagome in cui sono amalgamato si allontanano: ne deduco che ogni cosa è terminata, che è già successa, che accadrà di nuovo alla prossima festa.
Non essendo abituato a fuochi d'artificio di tal fatta, non mi resta che fuggire da quell'odore pungente di polvere da sparo, di pioggia, di scarica elettrica, cercando di raggiungere il mio letto, incurante degli indumenti inzuppati, del freddo improvviso e della irreale oscurità.

sabato 17 novembre 2012

Fitta inaspettata

Piccoli scatti si susseguono, la vista segnala uno spazio ridotto al minimo dal moto della lancetta affilata, un segmento di cerchio che si contrae, scivolando su membra che ritornano infantili per incanto, su vesti trapuntate, su di una volta di stoffa blu che sorregge un sonaglio, su immagini fosche di volti in movimento, su una luce impietosa e bianca che risveglia dolore, sùbito e per intero, insostenibile, che trascina in un urlo impercettibile che sfuma e s'annulla in gorgoglii di liquido caldo e denso, flottante, in suoni ovattati, pressioni, pulsazioni, contenzioni, torsioni, deformazioni, galleggiamenti, ripiegamenti poco avvertibili, trasparenze, veli cangianti, condense elementari.

martedì 6 novembre 2012

Indian Summer

Raggiungo il lago nella piena luce del pomeriggio: prima il relitto di un carro agricolo, poi grandi pietre cementate da foglie, infine un ampio scorcio di casa coloniale, un moletto in legno ma, sopra a ogni cosa, oltre, attorno a una radura con un tronco tagliato, vivide macchie di luce, fiamme di fronde brulicanti in vampate incommensurabili, riflesse nel medesimo fulgore delle acque, e oltre ancora, contro l'oscuro sfondo dei monti incombenti, il cuore stesso dell'origine della luce divina: luce rossa, vermiglia, splendente, insostenibile, folgorante, guizzante, fuoco indistinguibile, inscindibile, foglie scarlatte circonfuse di trasparenze dorate, ardenti, irreali, per eccesso di contrasto e di pigmentazione, per pazzia d'artista, come estremi bagliori prima della cecità, o causa di cecità, betulle, pioppi, aceri, frassini, querce, sassofrassi, rinvigoriti dall'oscuro fondale di pini e abeti, dal morbido verde appagante dei prati, in tonalità ardenti, sfavillanti, dardeggianti nelle minime e infinite onde della superficie del lago, sfiorato e increspato da correnti celestiali, a concupire, ad assatanare, a ghermire le anime dei vedenti, ad unirle nel medesimo interminabile istante, stremandoli fino al primo smorzamento di toni, infinitesimale ma avvertibile da un animo grato e recettivo, a tal punto affinato e avvinto dalla natura circostante da trascurarne l'essenza, la causa chimica, l'eccesso di carotene, di tannino, di autocianina rossa, drogato dalle trame della natura, dai risvolti del mistero, dal succo di alambicchi intangibili. Non c'è il tempo di esclamare, di constatare, appuntare, immortalare, ricalcare. L'esperienza si embrica ai segni dell'anima, la gratitudine si espande nei cieli, lasciando un senso di mancamento, di disorientamento, di sottile perverso compiacimento, di evento trascorso.
[Boston, Massachussetts, if you want]