martedì 30 marzo 2010

A proposito di Portofino e nuvole

Ci sono andato in bicicletta (solo sei chilometri dal punto di partenza) e sono salito a piedi al faro. La bici l'ho nascosta in un cespuglio vicino al monastero. Lassù, sulla punta, sporto dal muretto protettivo, con il mare a mia disposizione, mi è stato possibile guardare nella giusta direzione e far capire alle nuvole, ben disegnate e sufficientemente grandi (che provavo comunque continuamente a modellare con grande sforzo della mente) quanto la vita terrena dovrebbe essere più simile a ciò che stavo vedendo, piuttosto che a una stanza chiusa, ad articoli senz'anima, a gente sofferente, a tensioni e costrizioni.

giovedì 18 marzo 2010

Nessun ostacolo?

Niente mi può impedire di scrivere l'articolo; testo corretto, dati documentati, tabelle a posto, foto digitali perfette in ogni particolare. Oddio, non è proprio il tipo di articolo che passerà alla storia, roba scientifica, roba per entusiasti, tutto è pronto ma... perché sembra mancare l'aria? e tutta questa diavolo di roba sparsa sul tavolo? e la tastiera del computer dove è finita? E questo caldo. Niente deve interrompere il flusso della mente.
Basterebbe il trillo del telefono o qualche suono estraneo. O che andasse via la luce, o che stasera non ci fosse l'acqua calda.
Il telefono suona, implacabile. In una situazione così ci vorrebbe coraggio. Non ce l'ho. Rispondo.

giovedì 4 marzo 2010

È chiaro

A lungo ho creduto alla storia che, quando si è bambini, le giornate non finiscono mai mentre, col passare degli anni, volano via. A un'analisi superficiale questo apparentemente inevitabile esaurimento naturale delle emozioni, delle sensazioni e delle percezioni viene valutato come comune e reale. Se si fa attenzione, tuttavia, il fenomeno si dimostra non legato all'età. Un equivoco. Per le vacanze è così, per i viaggi è così, per un nuovo lavoro è così, per nuove emozioni è così, per qualunque avventura non ancora vissuta è così: i primi due o tre giorni sono senza tempo, gli altri svaniscono rapidamente. Intraprendere qualcosa di nuovo ogni settimana, ecco la semplice soluzione. Il risultato è una sequenza di giorni interminabili, lunga quanto la vita intera.

martedì 2 marzo 2010

Neve a New York

Guardo la cima della Trump Tower, mi lascio incantare dalle mille luci dei suoi alberi, respiro più volte profondamente, sento la testa leggera. Il rumore attorno riprende, quasi un frastuono. Vapori densi si aggirano tra le persone. Sto di nuovo avvertendo la terra e attraversando l'aria. Inquadro espressioni, sento richiami, ho il dubbio che un fiocco di neve si sia posato sul mio naso. Volgo lo sguardo verso il cielo, scuro, grigio, metto a fuoco, e il contrasto conferma candidi cristalli galleggianti a mezz'aria, una massa impalpabile ferma a pochi metri dal terreno, come in attesa, da cui sfuggono immateriali frammenti in avanscoperta, incerti e fragili.

lunedì 1 marzo 2010

Note ripetute

Ciò che non hanno potuto la musica del passato, l'alternarsi estenuante dei classici, i crescendi, i pianissimo, le fughe e gli adagi, la fusione perfetta dei suoni e delle voci, i versi e i cori, il fragore dei timpani e dei tamburi, il vigore di braccia esperte, gli attrezzi complessi e appropriati, le immagini, i filmati, la valanga di parole e di sovrastimolazioni, l'isolamento, la solitudine, l'odore di disinfettante e degli unguenti, il consolidamento dei tessuti, le sinfonie e i concerti, la fede, ciò che non ha potuto tutto questo, inaspettatamente, lo ha ottenuto un guazzabuglio di note ripetute fino allo sfinimento, ai limiti della saturazione, cicliche, randomizzate, scomposte, ascoltate con una smorfia contro le avversità, reiterate su distese di asfodeli gialli percorse da farfalle multicolorigrandi come aquile, alla ricerca del ruolo principale, di un provvedimento eclatante, eccessivo, fino alla fine del tempo, asso tra le scartine, in attesa vigile, ricominciando un nuovo conteggio alla rovescia a ogni termine del precedente, senza più paura né affanno, anzi con curiosità, con foga, con bramosìa, in attesa della gratificazione e di un compenso più vistoso del pattuito, di altri mesi e anni, di un nuovo destino.