mercoledì 25 maggio 2011

Dialogo dopo che nessun essere umano riesce più a nascere

“Senti", mi dice una sera lei, pochi mesi dopo l'inizio del fenomeno, con fare preoccupato, la mano destra infilata tra i capelli, a tormentarli e arrotolarli, la sinistra a soppesare un grosso volume d'enciclopedia, tra fogli di appunti e libri più piccoli dalle pagine sottili.

“Sì?” rispondo, non distogliendo gli occhi dal televisore.

“Il cane può vivere fino a diciotto anni al massimo, più comunemente fino a dieci anni, e prima di morire di vecchiaia diventa pigro, svogliato, si appesantisce, i denti ingialliscono e si presentano logori, i sensi si attutiscono...” continua, consultando annotazioni misteriose.

“Denti gialli e sensi attutiti? Stimolante!” rispondo distrattamente.

“Sto parlando con te!” cerca di interessarmi.

“Pigro e appesantito”.

“Accidenti, ho passato la serata a studiare la vita di tutti gli animali possibili, mi ci sto rovinando gli occhi, cerco di capire chi ci terrà compagnia in futuro, chi ci sopravviverà...
” “Dieci, o diciotto anni al massimo”.

“Ehi!
 Sto parlando con te, voglio la tua attenzione totale. Devi aiutarmi a comprendere, desidero dei commenti”, si alza e si frappone tra me e il colorato schermo fluorescente, “Ho bisogno del tuo parere!" mi grida in un orecchio.

“Cani, va bene, cani. So che hanno gestazioni di nove settimane, che le femmine vanno in calore due volte all'anno, di solito in febbraio e in agosto...
”
“Fermati, lo so, l'ho letto. Non è questo che voglio da te, ma renderti partecipe delle specie in estinzione. Voglio che ci pensi seriamente, mi dice sillabando, mentre spegne il televisore”.

“Lo potevi dire subito, ti ascolto, prosegui. Siamo rimasti ai cani, se non ricordo male”, dico sottovoce, schiarendomi la gola.

“Abbiamo finito, con i cani!”

“Che mi dici dei cavalli?” suggerisco, appoggiandomi allo schienale della poltrona e abbassando le palpebre.

“Trenta, o al massimo quarant'anni di vita”.

“E... galline? adoro il pollo arrosto; fino a quando potremo permettercene?”

“Per dieci o al massimo trent'anni, secondo le razze, se le vuoi appena giustiziate, altrimenti ci saranno quelle strasurgelate”.

“Giustiziate? sii meno cruda, per favore, e lascia perdere le carni surgelate, le odio. Piuttosto, che mi dici dei cinghiali e dei caprioli? squisiti, col sugo”.

“Stiamo parlando di specie che si estingueranno, non siamo al ristorante, e nessuno ti ha chiesto ordinazioni! il cinghiale fra vent'anni, comunque, e il capriolo fra dodici o quindici anni. Soddisfatto?”

“Un vero pozzo di sapienza!”

“Mi sono documentata”.

“Già . E lepri e conigli?”

“Dieci o dodici anni le lepri, sette o otto i conigli”.

“Stai pronta: e... stambecchi, daini e camosci?”

“Trenta, quindici venti, venti venticinque”.

“Che razza di risposta sarebbe?
”
“E la tua, che razza di domanda?”

“Senti, e se la smettessimo?”

“Ci sopravviveranno le tartarughe: vivono anche fino a trecento anni. E gli elefanti, che vivono più o meno come noi, e pappagalli, e falchi”.

“Falchi?”

“Già, ho letto che possono vivere fino a centosessant'anni!”

“E cosa mangeranno, secondo l'enciclopedia?”

“Che vuoi dire?”

“Che sono carnivori! non mi risulta che si nutrano di prede predisposte a vite centenarie”.

“Ma... l'enciclopedia non prevede gli ultimi avvenimenti!”
“Poco aggiornata! non credo che i falchi diventeranno vegetariani per compiacerla, non credo proprio. Temo che ci dovremo accontentare della compagnia di elefanti decrepiti, tartarughe incartapecorite e pappagalli arteriosclerotici”.

“Grazie dell'aggiornamento!
”
“Di niente”.
“Ah, qualche lato positivo ci sarà, in tutto questo”.

“Cioè?”

“Fra pochi anni niente più vermi, topi, ragni, api...
”
“Fermati, va bene, ne sai più di me, mi arrendo, ci ho provato!” mi urla mentre mi ammutolisce fisicamente con entrambe le mani. “Hai un segreto?”

“Un'enciclopedia nel mio studio, e qualche ora libera la settimana scorsa!”

“Ti odio!”
 “
"E non avremo più leoni fra quarant'anni, e rospi, e corvi fra una settantina d'anni, e gatti fra un quarto di secolo, e cervi fra vent'anni, e volpi e lupi fra quindici, e chiocciole fra otto, e colombi fra trenta e...
”
“Basta!” esclama prima di soffocarmi in un abbraccio ambiguo.

lunedì 2 maggio 2011

Dovrei

Mi compiaccio, come solo io riesco a fare, del respiro regolare e del ritmo non affrettato delle mie pulsazioni, inspiro a fondo solo quando ne sento il bisogno e questo mi distende la mente, mi offre certezze: a un'azione corrisponde una reazione corretta, ogni cosa funziona a dovere. Decido di deviare, di costeggiare una stalla, chiusa, e due piccole costruzioni dal tetto in sasso, con la sola porta; il sentiero, dall'altro lato, ha una linea elettrica sostenuta da pali irregolari. Immagino di ricavare delle finestre e un caminetto, in una delle costruzioni, e di collegarci l'elettricità: è isolata, lontana dal paese quanto basta, e ben inserita nello scorcio di montagna, di bosco e di torrente. Un posto dove lavorare molto o riposare in pace. Dovrei installarmi in quel luogo, con un portatile, dei fogli di carta, la chitarra, qualche colore, perché no, e libri. Lì carpire i segreti della vita, lì elucubrare e magari dipingere, suonare, pensare, scrivere qualcosa di importante; che ne so?