domenica 15 agosto 2010

Pioggia che accoglie

Mi allontano dal centro dalla città: la pioggia ha intrappolato le persone, rinchiudendole in auto, case, uffici, negozi, bar, ovunque ci sia riparo e calore. Cammino deciso, aspetto il momento adatto per un’accelerazione: muscoli, tendini e articolazioni rispondono in modo adeguato. Niente fatica, niente sensazioni spiacevoli, niente indolenzimenti. Attraverso le strade con un tale convincimento e una tale decisione che le auto non accennano nemmeno a proteste o lampeggiamenti: si arrestano al mio passaggio, incuriosite dall’evidenza di una meta importante e misteriosa. Il piacere di passare per pozzanghere e rigagnoli, senza timori, fino al fruscio costante e accordato del parco, ai rintocchi ovattati della pioggia sulla superficie del laghetto, al battito del cuore, al soffio leggero del respiro, al brusio della mente, al ronzio dei piccoli animali nascosti. Un buon parco, ben tenuto, con recinti al posto giusto e sentieri ben disegnati. Il castello. Non grande come Central Park, certamente, non tanto grande. Grande abbastanza, comunque, con numerose varianti, ponticelli, giochi d’acqua, pesci, papere e quant’altro. E molta, molta pioggia. Acqua ovunque. Mi chiedo quando una tale inarrestabile camminata potrebbe avere fine. Ci sono altre ore per decidere. La sera è lontana. Devo solo aprire la mente, guardare lontano e camminare.