lunedì 7 giugno 2010

Ricascato nel ricordo

Una sorta di attrazione mi indirizza verso uno dei cortili dell'Università, il più grande, quello dell'attesa dell'esame di laurea: secoli prima, una vita prima, migliaia di sensazioni e di emozioni orsono. Dal tetto sopra la colonna che mi sostiene il dorso, vicino alla statua del Morgagni, cadono giù gocce pesantissime. Tra i ciottoli su cui poggio, allagati, come scogli in un mare agitato dalle gocce già cadute, pesanti, discontinue: spruzzi alti dieci metri. Fino al bavero dell'impermeabile, al naso, alle lenti degli occhiali. Uno spruzzo da un metro e novanta. Spruzzi alti come grattacieli. Flutti un po' assordanti. Che rimbombano. Lo sguardo al tetto, alla grondaia che rilascia quelle gocce così pesanti, così plastiche e mutevoli nel loro volo perpendicolare. Sulla mano tesa in avanti; da lavarla tutta. Grosse gocce d'acqua piovuta. Fa freddo ovunque.