mercoledì 18 novembre 2009

Bagnasciuga

Lei volge lo sguardo alla sabbia bagnata e luccicante della riva, mobile, levigata da un effimero velo d'acqua, lambita da piccole onde che sembrano aver acquistato ritmo e una decisa obliquità. Si ritrova ritta in piedi, sul bagnasciuga, rivolta all'orizzonte, salda sulle gambe, appena divaricate, tese: il riflusso delle onde le dà la vertigine, se fissa i piedi nudi che l'erosione della sabbia affonda sensibilmente, permettendo un equilibrio precario e infondendo una leggera insicurezza. Quando l'onda arriva, ascolta il rumore scoppiettante della schiuma, dopo che si è distesa e appianata, e osserva le animate macchie multiformi e quindi puntiformi della spuma.
Se riesce a mantenersi ferma, irrigidendo la muscolatura delle gambe, sprofonda fino alla caviglia, circondata da mulinelli di morbida sabbia e d'acqua, mentre osserva le proprie tracce laterali che il susseguirsi delle onde cerca di appianare completamente, per gradi, limando e levigandone i rilievi, con creazione di minuscoli gorghi sempre meno evidenti. Appianamento dapprima ingannevole, essendo la copertura delle tracce cedevole al massimo grado e solo in apparenza simile all'intorno.